Quando l'America entrò in guerra nel 1917, una flotta lasciò il porto di Pensacola con destinazione Europa: sulla nave ammiraglia oltre al comandante in capo della spedizione, generale Pershing, vi era anche un gruppo di civilians, tra questi i direttori generali di alcune case cinematografiche, Universal in testa. Erano attesi a Parigi per discutere della distribuzione dei film americani in Europa, ancor prima che la guerra avesse termine. L'accordo fu siglato e agli inizi del 1918 il continente venne ricoperto a macchia d'olio da nuovi film molto diversi dalla produzione europea, ancora legata a schemi e convenzioni che proprio i rivolgimenti sociali prossimi o già in atto avrebbero mandato in soffitta.
Arrivarono i film di Charlie Chaplin (che in Europa diventò Charlot), di Larry Semon, ribattezzato Ridolini, di Douglas Fairbanks, baldo e aitante, della patetica Mary Pickford, e di... Priscilla Dean.
Chi era mai questa Priscilla Dean? Nel firmamento d'oltreoceano era una delle tante stelle affermatesi in parti di eroine capaci di badare a se stesse, anche di battersi contro i cattivi; era insomma una sorta di Pearl White di rincalzo, non costretta però in interminabili avventure seriali ma in film di giusta lunghezza, dove maneggiava pistole, cavalcava senza sella, caprioleggiava arditamente, senza dimenticare che l'occhio del pubblico si soffermava volentieri anche sulle sue grazie, che non erano affatto da buttar via; quindi, tra una scazzottata e una sparatoria, tra un saltare su un treno in corsa da un cavallo e un gettarsi da un ponte in un fiume, bastavano uno sguardo seducente, un muoversi sensuale a far ricordare che le sue doti non erano soltanto atletiche o acrobatiche, a fare di Priscilla una donnina appetibile e ben accetta alle platee. Le ossa se le era fatte con una lunga gavetta, a partire dal 1911 quando, quindicenne, aveva iniziato facendo la comparsa alla Edison. Era poi passata attraverso tutte le case cinematografiche newyorkesi, l'Equitable, la Eclair, la Vogue, la Kalem; nei periodi di magra aveva anche fatto la ballerina a Broadway ed era anche stata immortalata come ragazza dell'anno 1913 sul «Red Book Magazine». Quando i film della Universal con Priscilla apparvero sugli schermi europei, l'attrice conobbe una popolarità tra i pubblici del vecchio continente di gran lunga superiore a quella di cui godeva negli States; l'Universal, accortasi del successo dell'attrice, decise di valorizzarla come prima non s'era mai sognata di fare: la passò a Tod Browning, per il quale Priscilla interpretò otto film che risultano essere i migliori della sua pur intensa filmografia. In The Wicked Darling (1918), accanto a Lon Chaney, è una ladra di gioielli, un ruolo che ripeté in The Exquisite Thief (1919); in The Virgin of Stanboul (1920) è Sari, attraente mendicante araba, concupita da Wallace Beery e salvata da Wheeler Oakman, suo assiduo partner e poi anche suo marito. In Outiside the Law (1921) è Silky Moll, una gangster-woman bellissima e spietata, mentre in Under Two Flags (1922) è Cigarette, mascotte della Legione Straniera, «gamine délicieuse» secondo un critico francese, «charming and believable French Foreign Legion darling» in Gran Bretagna.
Nel 1924 Priscilla lasciò la Universal per un contratto più sostanzioso offertole dalla PDC, dove però non trovò un Browning a dirigerla, né attori come Chancy e Beery, ma film che nulla aggiunsero e a poco a poco le crearono la disaffezione del pubblico. Priscilla tirò allora i remi in barca, si trovò un nuovo marito che se la portò in giro per il mondo, facendole conoscere dal vivo i tanti paesi esotici ricreati a Hollywood come sfondo per i suoi film.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.