Era bella, tutto in lei era perfetto, un visino adorabile, un corpicino snello, uno sguardo malizioso, un portamento elegantemente disinvolto, solo che tutto questo era quasi in miniatura: May McAvoy non raggiungeva il metro e mezzo d'altezza, la sua era una struttura fisica da Venere tascabile. E di queste May soffriva, se ne era fatto un complesso, quando un giorno, nel camerino di una ballerina sua amica che era andata a visitare, non comparve una top-model all'epoca abbastanza nota, Martha Mansfield. Dopo averla guardata attentamente, le disse: «Tu sei nata per il cinema. Sei giovane, bella e minuscola, proprio il tipo che va bene per quel mestiere. Non le spilungone come me, perché gli attori alti sono una rarità».
May raccolse il consiglio e inondò le Case cinematografiche, allora in massima parte sulla costa orientale degli Stati Uniti, e le agenzie fotografiche di sue belle fotografie e di doviziosi curriculum. Qualcuna rispose, May posò per foto pubblicitarie, fece la comparsa in qualche film della Fox, poi venne scelta come protagonista di Hate (1917), un film girato in Georgia da un gruppo di cineasti indipendenti, un pamphlet che stigmatizzava alcuni comportamenti non proprio ortodossi delle organizzazioni sanitarie. Hate fece un certo scalpore, May venne apprezzata dalla critica nel suo ruolo di una ammalata maltrattata e subito dopo apparve in una parte pressoché identica - una giovane belga brutalizzata dai tedeschi - in un film di propaganda intitolato To Hell with the Kaiser! (1918).
Il ruolo della povera ragazza su cui si accaniscono sia una sorte perversa che individui senza scrupoli, e che all'ultimo trova un giovane che ne assume la difesa, divenne nei film a seguire una sorta di costante per May e trovò in Sentimental Tommy (1921), oggi perduto, forse la migliore espressione. Sulla scìa del successo di questo film, la Paramount avrebbe voluto che l'attrice interpretasse altri personaggi dai racconti di James Barrie, come The Little Minister o Peter Pan; lo stesso Barrie avrebbe ceduto i diritti a condizione che fosse la McAvoy la protagonista delle versioni cinematografiche. E invece non se ne fece nulla. Per The Little Minister venne scelta Betty Compson, Peter Pan andò a Betty Bronson. May la prese male, litigò con la Paramount, per otto mesi rimase senza lavoro; infine fu John Robertson, il regista di Sentimental Tommy, a riportarla sul set con The Enchanted Cottage (1924), da una commedia di Artur Wing Pinero. La stella di May prese di nuovo a brillare per due film di Lubitsch, Three Women e Lady Windermere's Fan (1925). A DeWitt Bodeen, che la intervistava per «Films in Review», May confessò che aveva accettato di malavoglia di interpretare questa lady che si salva in extremis dallo scandalo, tanto che abbandonò a metà la lavorazione del film e se ne andò in vacanza a Catalina Island; lì la raggiunse Lubitsch, la convinse a tornare e terminare il film, che oggi è considerato come la sua migliore interpretazione.
Quanto seguì non aggiunse molto al suo palmarès: in Ben-Hur (1926) con una vistosa parrucca gialla di stoppa fu Ester, la sposa di Ramon Novarro, interprete assoluto; apparve al fianco di Al Jolson nel primo film sonoro, The jazz Singer (1927), e in pochi altri trascurabili film, muti e sonori.
Nel 1929 May si sposò con Maurice Cleary, tesoriere della United Artists, ebbe un figlio e di lì a poco dette un addio senza rimpianti al cinema.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.