Aveva solo quindici anni ed era appena uscita dal convento francescano di Saint Joseph di Mexico City dove era stata severamente educata, che sulla bella figlia del banchiere Asunsolo, Lolita Dolores, si appuntarono gli occhi di Jaime Martinez Del Rio, rampollo di una delle più antiche famiglie castigliane del Messico. Due mesi dopo erano marito e moglie, viaggio di nozze in Europa, Madrid, Parigi e poi una bella casa, pranzi, parties con la migliore società, ospiti stranieri. Tra questi, un giorno capitò il regista americano Edwin Carewe. Ballò un tango con Dolores e la invitò a Hollywood, a fare del cinema. Jaime acconsentì, mentre la famiglia sua e anche quella di Dolores si opponevano: non s'era mai vista una messicana fare l'attríce a Hollywood. «Io sarò la prima» rispose Dolores e partì.
I primi film la videro in piccole parti. Per quanto Carewe, che s'era innamorato di lei, cercasse di imporla, le rigide regole hollywoodiane non ammettevano per una newcomer, peraltro latina, di essere lanciata di primo acchito. E dopo due o tre film in cui mise in bell'evidenza la sua sfolgorante bellezza - Dolores Del Rio è stata una delle donne più belle che abbiano illuminato gli schermi - e pure una certa disinvoltura, le venne concesso il grande balzo: fu scelta come protagonista femminile di What Price Glory? (1926), regia di Raoul Walsh, che però era un film tutto al maschile. Ciononostante, nel ruolo di Charmaine, Dolores riuscì a distogliere molto dell'interesse che potevano suscitare le scazzottate tra i due protagonisti Victor McLaglen e Edmund Lowe, e indirizzarlo verso di sé. Walsh la volle ancora in The Loves of Carmen (1927), ennesima versione del lavoro di Merimée, mentre Carewe le fece interpretare una russa in Resurrection (1927), infagottandola nei panni di Katiusha in una Siberia tutta ricostruita in studio, una zingara in Revenge (1928) e anche una creola in Ramona (1928), che segnerà il suo definitivo assetto tra le grandi dive del momento.
Dopo il divorzio dal marito - Carewe ha già da tempo lasciato la moglie - il matrimonio tra Dolores e il suo regista sembrava prossimo. E invece, dopo l'ultimo film che Carewe le costruisce letteralmente addosso, Evangeline (1930), dal poema di Longfellow, la coppia si scioglie. Dolores affronta il suo primo film sonoro, The Bad One (1930), con allegra baldanza: una prostituta marsigliese non del tutto bad, come vorrebbe farci credere il titolo. Ed è durante la lavorazione di questo film che conosce lo scenografo Cedric Gibbons e qualche settimana dopo accetta di sposarlo. Al ritorno dal viaggio di nozze, l'attrice s'ammala e per un anno rimarrà lontano dal set. Rimessasi, gira uno dopo l'altro tre film per la RKO: The Girl from Rio (1932), dove impersona una taverniera chiamata «The Dove», The Bird of Paradise (1932), realizzato alle Hawaii, e Flying down to Río (1933) dove lei e il suo partner Gene Raymond vengono letteralmente travolti e messi in ombra dalla coppia in seconda, Fred Astaire e Ginger Rogers, per la prima volta insieme.
La carriera di Dolores procede senza infamia e senza lode, i film che interpreta sono corretti, ma non lasciano traccia; nemmeno Orson Welles, col quale avrà una tempestosa relazione dopo aver divorziato da Gibbons, riesce in ,Journey into Fear (1912) a rivitalizzare l'ormai troppo statica bellezza dell'attrice.
Disgustata e delusa, Dolores se ne torna in Messico e qui ha inizio una nuova fase della sua carriera: nelle mani di Emilio Fernandez, stupendamente fotografata da Gabriel Figueroa e con accanto un indio doc come Pedro Armendariz, Dolores rinasce in film che narrano il Messico reale e non quello da cartolina da Hollywood. E la diva si trasforma in una vera e propria attrice.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.