Coetaneo e amico di J.J. Abrams fin da ragazzo, Matt Reeves fa parte di quella generazione di registi che dalla fine degli anni Novanta ha lavorato sodo al profondo rinnovamento dei meccanismi televisivi americani. Nato a Rockville Center (New York) nel 1966, inizia a girare piccoli film in super 8 non ancora decenne, esordendo poi nella regia professionale con l'episodio Mr. Petrified Forest, incluso nel collettivo Future Shock (1994). La sceneggiatura di Trappola sulle montagne rocciose (1995), con Steven Seagal, gli apre le porte del cinema commerciale a cui è ascrivibile la commedia romantica Tre amici, un matrimonio e un funerale, che dirige nel 1996. L'amore tra il timido Paul di David Schwimmer e la radiosa Julie di Gwyneth Paltrow attraversa un riuscito spaccato sociale in cui l'ambientazione ebraica e l'oliato intreccio narrativo costruiscono una pellicola godibile pur nella sua prevedibilità, svelta nei cambi di registro, divertente e ben recitata.
Una lunga vacanza dal grande schermo
Per il decennio che va dall'anno successivo all'uscita di Tre amici, un matrimonio e un funerale a quella di Cloverfield (2008), Reeves si dedica alla televisione, prima dirigendo un episodio ciascuno per Relativity, Homicide, Life on the Street e Gideon's Crossing e poi creando, insieme all'amico Abrams, il blasonato serial Felicity (1998 - 2002), di cui firma sei puntate, compreso il pilot. Prodotte da Brian Grazer e Ron Howard, le quattro stagioni della serie raccontano la vita di Felicity Porter, una ragazza che segue una vecchia fiamma del liceo a New York, scoprendo presto il disinteresse dell'altro e la difficoltà di affrontare una vita diversa da quella che aveva pensato di dover vivere. Un po' per la caratura dei nomi coinvolti, un po' per aver segnato l'esordio nel piccolo schermo di Abrams, futuro creatore di Alias e Lost, Felicity diventa presto un oggetto di culto per gli amanti del genere. Concludono, per ora, la parentesi televisiva due puntate dirette per Miracles e Convinction - Sex & Law. L'unica esperienza cinematografica del decennio rimane dunque la felice sceneggiatura del secondo film di James Gray, quel The Yards (1999) che lo stesso regista americano terrà in considerazione anche per il successivo I padroni della notte (2007).
Mostruosi ritorni
Ancora una volta complice J.J. Abrams, qui in veste di produttore, Reeves torna al cinema firmando il blockbuster Cloverfield (2008), un disaster movie fantascientifico preceduto da una memorabile campagna di marketing virale, che ha portato ottimi frutti al botteghino. Tra Godzilla e la paura del dopo 11 settembre, l'efficace pellicola fotografa la forsennata fuga verso la sopravvivenza di un gruppo di amici - oltreché della restante popolazione di New York -, usando il meccanismo del "found footage movie" con tutto ciò che ne consegue: riprese sghembe, giustificati salti narrativi, fastidio, nausea e mal di stomaco. Dal mostro alieno di Cloverfield si passa poi al sempiterno mito del vampiro rivisitato in chiave moderna con Blood Story (2010), coproduzione angloamericana ispirata allo stesso romanzo - opera di John Ajvide Lindqvist - alla base del poderoso Lasciami entrare (2008) dello svedese Tomas Alfredson. Pur trattandosi di un lavoro riuscito, ben diretto e con la giusta atmosfera, questo veloce rifacimento che trasferisce l'azione da Stoccolma al New Mexico non può non rimanere secondo rispetto alla prima splendida versione.
Dopo Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie (2014), gli viene affidata anche la regia di The War - Il pianeta delle scimmie (2017) e dopo la rinuncia di Ben Affleck passa a dirigere il progetto The Batman (2018).
