Figlio di Mario, uno degli autori più apprezzati e prolifici del cinema popolare Anni Cinquanta, scopritore di future star come Gina Lollobrigida e Silvana Mangano, Costa aveva diretto nell'89 Voglia di rock con Antonella Ponziani e Karl Zinny, presentato al Festival di Locarno e di Valencia e nel '1999 Vuoti a perdere, thriller psicologico con Giancarlo Giannini protagonista, invitato nella sezione «Panorama» dei Festival di Berlino, al Noir in Festival di Courmayeur e a numerose rassegne cinematografiche dei mondo. La sua ultima creatura, intitolata La Repubblica di San Gennaro e basata sulla commedia Casa di frontiera, scritta dall'attore Gianfelice Imparato, è ambientata in un ipotetico 2013 dove l'Italia, dopo la secessione, è spaccata in due parti e i meridionali vivono chiusi in «Riserve» sparse in vari punti della Padania. «In un clima da Blade Runner mediterraneo - aveva spiegato il regista - seguiamo le emblematiche vicende degli Strummolo: il capofamiglia, Gennaro, ambisce a diventare "cittadino del Nord", sottoponendo se stesso e la poco convinta sorella Addolorata al test attitudinali imposti da una funzionaria dell' amministrazione padana».
Negli ultimi mesi, dopo l'uscita del film, interpretato da Gianfelice Imparato, Anna Ammirati, Lucrezia Lante della Rovere, Vincenzo Peluso, Costa aveva creato, insieme con l'amico attore Francesco Salvi, una piccola società di produzione battezzata «Granaio». Le idee, gli obiettivi, i progetti erano tanti, e tanto appassionanti da far mettere da parte, quando era possibile, l'angoscia del male che incombeva. Prima di dedicarsi ai cinema, tra la fine degli Anni Settanta e la prima metà degli Ottanta, Massimo Costa aveva vissuto in prima linea la stagione emozionante del rock. Un'altra grande passione, che lo aveva portato a organizzare numerosi concerti al fianco dell'impresario David Zard; ad aprire, con l'appoggio di Renzo Arbore, una delle cantine rock più famose della capitale, il «Titan Club»; a promuovere una rassegna di gran successo come «It's only rock'n roll». Dal 1981 al 1987 Costa ha firmato spot e speciali musicali per «Videomusic» e per Raitre, mentre per Retequattro ha firmato 24 puntate del rotocalco cinematografico «Cinema & Company». Dal 1991 al 1994 ,ha lavorato per il teatro, mettendo in scena La regina gioca con il re e Mori di profilo di Sibilla Barbieri; L'amor mio non muore e Bar Universal di Claudio Lizza. L'abitudine di dividere vita e lavoro con gli amici, con la gente con cui, prima di tutto, si sta bene, ha sempre segnato l'impegno
di Massimo Costa.
Da La Stampa, 31 gennaio 2004
