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Dario Fo

Dario Fo è un attore italiano, regista, scrittore, sceneggiatore, musicista, assistente alla regia, è nato il 24 marzo 1926 a Sangiano (Italia) ed è morto il 13 ottobre 2016 all'età di 90 anni a Milano (Italia).

Il giullare del Novecento

A cura di Fabio Secchi Frau

Attore, drammaturgo, cantautore, regista teatrale, scenografo, pittore e attivista politico italiano, nonché Premio Nobel per la Letteratura nel 1997. Partendo dalla poetica e dalla forma narrativa dei giullari e dei guitti medievali e passando per l'antico stile italiano della Commedia dell'arte, si fece uno degli autori teatrali più contemporanei e ampiamente tradotti e replicati nei teatri di tutto il mondo.
Ispirato dagli eventi politici, storici, sociali e culturali degli Anni Sessanta, Settanta e Ottanta, fra anni di crisi e di ridimensionamento del Potere Politico, raccontò stagioni e stagioni di omicidi, corruzioni, criminalità organizzate, razzismo, fondamentalismo cattolico e guerre, attraverso il rinnovamento di un nuovo linguaggio teatrale. Il suo "Mistero Buffo" fu la pièce più recitata in Europa e America, in oltre trent'anni e lui venne riconosciuto uno degli autori più controversi e popolari del teatro europeo del dopoguerra, venendo persino accusato più volte di blasfemia da parte del Vaticano.
L'ingloriosa classe politica italiana cercò di impedirgli in ogni modo di mettere in scena le sue commedie popolari e di andare in onda in varie trasmissioni, facendo però la felicità di Fo e di sua moglie, la grande attrice e drammaturga Franca Rame, al botteghino. Stupisce ancora oggi la qualità infima delle reazioni critiche e politiche, ma, al di là di questi eccessi, gli interventi non colpirono nel centro, finendo per diventare inascoltati echi su una presunta perdita del valore del senso di pudore. In realtà, questo grande uomo di teatro fu un autore ambizioso e coraggioso, che non voleva sottostare all'appiattimento della cultura italiana (soprattutto quella sotto il Governo Berlusconi). Senza arrivare a dire, disse! Sottolineando così una inevitabilmente perdita di giustizia sociale e una moltiplicazione di oppressioni da parte della classe dirigente. Persino la cecità ingessata dei giganti Stati Uniti ne penalizzò il lavoro e i riconoscimenti, impedendogli di mettere piede in terra americana per anni. Ma questo non lo limitò. Anzi, fu una nuova spinta in grado di conciliare popolarità e qualità, attraverso specifiche e notevoli scelte registiche, di scrittura e di linguaggio. Elogiato dai suoi colleghi internazionali, che tessevano le lodi della sua intelligenza produttiva, fu anche creatore di centri sociali e di piccole realtà teatrali senza il controllo dello Stato, con lo scopo di realizzare del teatro con più libertà di quella che si poteva mettere in campo.
Forse non tutte le sue opere furono capolavori, ma tutte le sue opere furono di buona qualità, a volte anche ottima e imboccarono una strada teatrale inversa, anche nei suoi ultimi anni di vita. Fu per questo motivo, che malgrado il fango che gli veniva gettato addosso, continuò a distinguersi a livello mondiale e a guardare con una buffa e irriverente smorfia sul viso chi si era preoccupato per anni di interrompere il suo lavoro e di chi tentò di appiattire le punte di eccellenza dei suoi scritti.

Infanzia e studi
Dario Fo nacque il 24 marzo 1926, a Leggiuno Sangiano, un piccolo paese sulla riva orientale del Lago Maggiore. Primogenito della contadina Pina Rota (ma autrice del libro "Il paese delle rane") e dell'impiegato presso le Ferrovie dello Stato Felice Fo, crebbe assieme ai fratelli Fulvio (che diventerà amministratore teatrale e attore) e Bianca Fo Garambois (che scelse invece di fare la scrittrice), tra il confine italiano e quello svizzero. Nel 1940, si trasferì a Milano per studiare presso l'Accademia di Brera, ma con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Fo si unì all'esercito fascista. Raccontò di averlo fatto per non destare sospetti, visto che la sua famiglia fu attiva nel doppiogioco, soccorrendo come poteva la Resistenza e aiutando diversi rifugiati, ebrei e soldati alleati a fuggire dall'Italia attraverso il confine svizzero, camuffandoli da contadini.

I primi lavori a teatro e in radio
A guerra conclusa, Fo tornò all'Accademia, impegnandosi negli studi di architettura presso il Politecnico di Milano, ma abbandonò tutto prima di aver dato tutti gli esami finali, a causa di un esaurimento nervoso. Consigliato dal suo medico di famiglia, che gli aveva prescritto riposo e attività che lo rilassassero, cominciò a dipingere e si avvicinò al movimento dei Piccoli Teatri, presentandosi come attore di improvvisati monologhi.
Negli Anni Cinquanta, cominciò a lavorare con Franco Parenti in uno spettacolo di varietà che aveva prettamente un cast radiofonico. Andò così bene che rimase nella compagnia fino al 1954 e divenne celebre per i suoi originali racconti, in cui narrava la sua infanzia e adolescenza con un umorismo straordinario. Già alla fine del 1951, cominciò a lavorare a Radio Rai come ospite di programmi nei quali recitava fiabe, monologhi, opere shakespeariane, racconti biblici e storici come se fossero testi umoristici. Fece molto scandalo il suo "Amleto", all'interno del quale il principe di Danimarca uccideva il padre per poter continuare una relazione incestuosa con la madre, ma anche il suo Otello albino e una sadica Giulietta che tratteneva Romeo nel giardino con i suoi feroci cani. Le autorità della censura furono talmente offese da ciò che Fo scrisse, che decisero di licenziarlo. Ma Fo non si perse d'animo e, nel 1952, portò quegli stessi gesti a teatro con un enorme successo e toccando, con altre opere, anche altri temi come la segregazione razziale negli Stati Uniti.
L'anno successivo, continuò a collaborare con Parenti in varie riviste da lui co-scritte e co-dirette, affinando la sua vena satirica sulla politica mondiale. Poi, con Fiorenzo Carpi, cominciò ad aggiungere ai suoi spettacoli anche delle canzoni che lui stesso aveva scritto. Durante i vari tour, incontrerà l'amore della sua vita, l'attrice Franca Rame, figlia di una famiglia di teatranti. I due si sposarono il 24 giugno del 1954 ed ebbero il loro unico figlio, Jacopo, nel marzo del 1957.

I lavori cinematografici
Trasferitisi a Roma, Fo iniziò a lavorare come sceneggiatore in alcune produzioni di Dino De Laurentiis, mentre la moglie lavorò nel Teatro Stabile di Bolzano, fino a che si ritrovarono nel cast di Lo svitato (1956) di Carlo Lizzani, un film influenzato dal cinema di Jacques Tati, Buster Keaton e Charlie Chaplin. I coniugi funzionarono così bene sul grande schermo che recitarono in altri film, almeno fino al loro ritorno a Milano, quando cioè alla Rame venne offerto un ruolo in una serie di spettacoli teatrali, prima di diventare fondatori della Compagnia Fo-Rame, che debuttò nel 1959 al Piccolo Teatro di Milano con una serie di rappresentazioni che li resero celebri in tutto il mondo.

Fo e Rame contro la RAI
La RAI, questa volta nella sua parte televisiva, propose loro di presentare il programma "Canzonissima", ma Fo sfruttò l'occasione per trasformare il varietà in un prodotto diverso e lontanissimo dalla TV spazzatura che cominciava già a riempire gli schermi italiani. L'uso di satira sociale e politica, però, non piacque ai dirigenti della RAI che li censurarono regolarmente, malgrado i milioni di spettatori che sembravano apprezzare l'umorismo nero della coppia. L'ennesima censura sui loro sketch, scatenata dall'ira dei perbenisti nei giornali e nel Parlamento italiano, portò la tv di Stato a vietare qualsiasi partecipazione televisiva dei due per almeno 14 anni, nonché a sancire la distruzione di tutte le registrazioni di "Canzonissima".

I successi teatrali e la lotta contro il potere
Poco importò a Fo e a sua moglie. Tornarono a teatro, forti di tutta quella pubblicità, con lo spettacolo "Isabella, tre caravelle e un cacciaballe", che voleva proprio attaccare gli intellettuali italiani e il Governo. Come risultato, ricevettero delle lettere di minaccia, vennero aggrediti da gruppi di fascisti e molte delle loro repliche vennero interrotte da falsi allarmi bomba. Non li fermarono. A quella rappresentazione seguirono "La signora è da buttare" (1967), che andava contro la guerra del Vietnam, arrivando così a inimicarsi anche il Governo Americano di quegli anni, che gli negò l'ingresso negli Stati Uniti.
Nel pieno degli eventi del maggio 1968, la coppia abbracciò gli ideali operai e studenteschi, lavorando con associazioni teatrali collettive, lontane dalle strutture statali. Affinarono e reinventarono la pantomima sostituendo alle maschere della Commedia dell'Arte personaggi rappresentativi del capitalismo mondiale, mentre parallelamente continuarono a portare in scena i loro più grandi successi "Mistero buffo", "Morte accidentale di un anarchico" (considerato il suo capolavoro e che sarà portato più volte in scena prima dal Premio Oscar Estelle Parsons, la più grande traduttrice dei testi di Fo in America, e poi in seguito dallo scozzese Alan Cumming), "Settimo: ruba un po' meno", "Ci ragiono e canto", "Legami pure che tanto io spacco tutto lo stesso" e "L'operaio conosce 300 parole, il padrone 1000, per questo è lui il padrone". Tutti ispirati a fatti politici di rilevanza storica e sociale.
Negli Anni Settanta, proseguirono il loro cammino, creando il collettivo teatrale "La Comune" con il musicista Paolo Ciarchi e portando in scena altri testi politici. Purtroppo, nel marzo del 1973, cinque fascisti sequestrarono la Rame, stuprandola, picchiandola e ferendola con lame di rasoi. Tuttavia, questo non fermò il loro lavoro che insisté nelle loro accuse satiriche contro il Potere. Nel novembre del 1973, proprio per questi motivi, Fo venne addirittura arrestato dalla polizia di Sassari. Ma l'arresto suscitò un putiferio nazionale a favore del drammaturgo e attore, perché la legge italiana proibiva alla Polizia di poter entrare a teatro durante la rappresentazione. Nel contempo, ai loro impegni teatrali si moltiplicarono quelli sociali. Fo e la Rame occuparono edifici abbandonati, ripulendoli e creando nei loro ambienti: biblioteche, centri congressi, teatri e laboratori audiovisivi.
Il suo lavoro non passò inosservato agli occhi degli altri Stati, soprattutto quelli della Svezia, che cominciò ad apprezzare a tal punto le sue rappresentazioni teatrali e i suoi scritti da considerarlo, per la prima volta nel giugno del 1975, come un possibile Premio Nobel per la letteratura. A questo punto, persino la RAI sembrò tornare sui suoi passi e lo invitò a rappresentare davanti alle sue telecamere le sue commedie, così da renderli fruibili al resto degli italiani. Il Vaticano, offeso da questa decisione, accusò Fo, la Rame e la Rai di blasfemia.

Lo scontro con il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America
Invitati negli Stati Uniti per una tournée, vennero però bloccati e rimandati indietro (un trattamento che gli USA fecero subire anche a Bertolt Brecht, Charlie Chaplin e Gabriel García Márquez). Offesi dal trattamento che gli artisti italiani avevano subito dal loro Governo, molti esponenti del teatro e del cinema americano (Arthur Miller, Bernard Malamud, Richard Foreman e Martin Scorsese) protestarono a New York, mettendo su "Serata senza Dario Fo e Franca Rame". Malgrado lettere di disapprovazione per le scelte politiche, le autorità degli Stati Uniti rifiutarono comunque alla coppia il permesso di entrare negli Stati Uniti, sostenendo che Fo appartenesse a organizzazioni che sostenevano i terrorismo. Stufi di questo trattamento, i coniugi iniziarono una causa giuridica contro il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Fecero molto scalpore le parole pronunciate da Fo in una conferenza stampa a Milano: "Noi siamo cittadini italiani, ci hanno accusato di aver commesso il reato di favoreggiamento terroristico in Italia. Le autorità italiane, però, non ci hanno mai accusato di alcun sostegno al terrorismo, né ci hanno mai chiesto informazioni su questi fatti. In ogni caso, la nostra posizione in materia è ben nota. Ma ora, gli Americani arrivano sulla scena e decidono che noi sosteniamo i terroristi, il che significa che le autorità giudiziarie italiane non stanno facendo il loro lavoro oppure che sono nostri complici".

Il ritorno al cinema e altre opere
Intanto, continuarono a lavorare, portando in scena: "La marijuana della mamma è la più bella", "Tutta casa, letto e chiesa", "Clacson, trombette e pernacchi", "Il ratto della Francesca". Nel 1987, altre accuse di blasfemia arrivarono dal Vaticano per una rappresentazione pre-natalizia del primo miracolo di Gesù Bambino in "Fantastico". La RAI, incurante di questo, offrì ai due il programma "Trasmissione forzata", caratterizzato da sketch e battute satiriche sulla censura televisiva, sui politici italiani e vari fatti sociali. Poi diede a Fo il ruolo dell'Azzaccagarbugli nella miniserie a puntate de I promossi sposi (1989). Ci fu persino un ritorno al cinema, solo come attore, in Musica per vecchi animali di Umberto Angelucci e Stefano Benni, nel quale interpretava un professore in pensione.

Fo contro Silvio Berlusconi
Negli Anni Novanta, Tangentopoli, educazione sessuale e il nuovo governo di Silvio Berlusconi, diedero nuovo materiale alla coppia. Il Governo Berlusconi cercò di censurare ai minori di 18 i loro spettacoli perché accusati di "causare offese al comune senso del pudore, che richiede rispetto per le sfere di decenza, e di provocare disagio tra gli spettatori adolescenti, con possibili effetti sul loro comportamento sessuale". Chiaramente, tutti gli intellettuali italiani di quegli anni si schierano contro il boicottaggio berlusconiano, bollandolo come "ridicolo". Nel 1995, Fo purtroppo ebbe un ictus, ma recuperò rapidamente e, già l'anno seguente, tornò a teatro con "Il diavolo con le zinne".

Il Premio Nobel per la Letteratura nel 1997
Il 9 ottobre 1997, la Svezia gli assegnò il Premio Nobel per la letteratura, diventando il secondo drammaturgo italiano a ricevere l'onorificenza dopo Luigi Pirandello. L'Accademia di Svezia elogiò i suoi scritti come testimonianza dell'arte dei giullari dei Medio Evo e come strumento di sostegno per la dignità degli oppressi. Durante il tam tam della notizia, Dario Fo era impegnato nella registrazione di una trasmissione televisiva assieme ad Ambra Angiolini ed è quindi possibile vedere le sue prime reazioni alla sconcertante sorpresa. L'annuncio fu uno shock per gli italiani, che si divisero. Ci fu chi, come Umberto Eco, espresse soddisfazione e chi invece, come Carlo Bo e Rita Levi-Montalcini, rimase sconcertato. Anche gli Stati Uniti criticarono la scelta dell'Accademia in maniera feroce, descrivendo le opere di Fo come superate e fuori moda, più appartenenti agli Anni Settanta e Ottanta che ai tempi attuali. Tuttavia, molti colleghi drammaturghi, soprattutto quelli americani, ne elogiarono il genio indiscutibile e il coraggio di aver affrontato con il sorriso i Potenti.

Gli ultimi anni
Seppur continuando a essere ostracizzato dalla RAI berlusconiana per gran parte dei Duemila, Fo riprese il suo lavoro di satira teatrale e abbracciò l'attivismo politico, concorrendo addirittura alla carica di Sindaco di Milano.

La morte
A tre anni dalla morte della tanto amata Franca Rame, Dario Fo morì il 13 ottobre 2016, a causa di una malattia respiratoria.

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