Una delicata figurina che ha ingentilito due dozzine di film della Universal, dalla quale venne scritturata dopo che, diciottenne, era risultata vincitrice di un concorso di bellezza.
Pur non avendo alle spalle alcuna esperienza di recitazione - ma l'aver frequentato da piccola una scuola di danza le aveva lasciato un'impronta di eleganza nel portamento e un bel garbo nel rapporto che avrà con i partners - Mary venne inizialmente utilizzata nei vari generi, dramma, commedia, western, avventura, probabilmente per tastarne le eventuali attitudini; in ognuno di questi primi film Mary si dimostrò disponibile, con una recitazione forse un po' fredda, ma sempre compita ed aggraziata. E forse fu proprio l'algido contegno dell'attrice a persuadere Erich von Stroheim ad affidarle in Merry-Go-Round (1923) il ruolo di Agnes, la figlia del burattinaio che si innamora del conte Maximilian von Hohenegg, cui dà corpo e anima lo stesso Stroheim all'apice della sua magnificenza artistica, ahinoi!, purtroppo dispendiosa, tanto che il produttore del film, Irving Thalberg, lo sostituì con un altro regista, Rupert Julian.
Malgrado queste vicende (Julian di sicuro non migliorò le cose), Merry-Go-Round ebbe un certo successo, Stroheim era sempre «The Man You Love To Hate» ed anche Mary ebbe la sua parte di plauso per questa, che può considerarsi la sua interpretazione più significativa. Nei film che interpretò successivamente, la Universal dimostrò di non saperla sempre utilizzare. La mise accanto a Jack Hoxie in Where is the West.? (1923) e a Hoot Gibson in The Thrill Chaser (1923), due mediocri western; in The Gayety Girl (1924) ne fece una canzonettista, in Fifth Avenue Models (1925) una mannequin, ruolo questo che le andò a pennello; poi sarà ancora Julian a darle un ruolo di rilievo, la cantante di The Phantom of the Opera (1925). Alle prese con un Lon Chaney dalla maschera terrificante, Mary appare sinceramente sconvolta, spaurita, in uno svolazzare di veli nelle cupe segrete del teatro parigino.
Nel 1927 sarà al fianco di Conrad Veidt in due film, The Last Performance di Paul Fejos e The Man Who Laughs di Paul Leni, e di Ivan Mosjoukine nella sua sfortunata trasferta americana (Surrender), ma sono opere in cui l'attenzione è rivolta essenzialmente all'interprete maschile.
Attrice attenta, ma non sempre fortunata - poté mostrare la sensibilità di un temperamento in apparenza freddo e basato su di un malinconico distacco solo in rarissime occasioni - Mary Philbin concluse la sua avventura cinematografica alla fine del muto, facendosi dimenticare completamente. Anche della sua morte si è venuti a conoscenza per caso, dopo oltre un anno.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.