Gli inizi teatrali furono precoci per questa londinese purosangue: a undici anni era apparsa in alcuni spettacoli, a tredici calcava il palcoscenico del Court Theatre, poi entrò nella compagnia di Charles Blane Cochran, che si esibiva negli «smoking concert». In questi spettacoli molto popolari, Betty cantava con una vocina ora aggraziata ora squillante delle canzoncine in cockney, piroettava agilmente sul palcoscenico e interpretava accanto ad altri attori brevi scenette di minuta vita londinese, deliziando gli spettatori che trovavano in Betty e nei suoi compagni geniali e allegri interpreti dei loro vizi e delle loro virtù.
Fu George Pearson che nel 1920 l'invitò a fare del cinema. Il suo primo film, Nothing Else Matters, purtroppo non nelle corde di Betty, era una insulsa storia di gelosia: un attore sospetta che la moglie lo tradisca con l'autore di una commedia, che egli rifiuterà di interpretare. Delusa da questa prova, Betty tornò ad esibirsi sulle scene, ma Pearson ritornò all'attacco, stavolta con un canovaccio molto più ruspante, costruito su di un personaggio che l'attrice aveva già accennato sulle scene, Squibs.
Squibs è una fioraia di Piccadilly, linguacciuta, maleducata, aggressiva, ma anche capace di un abbandono sentimentale a mitigare le sue impennate combattive. Nel film, intitolato appunto Squibs (1921), Betty, malgrado suo padre sia un allibratore clandestino e sua sorella sia una poco di buono, riesce, con la sua sana filosofia e l'umorismo popolaresco, ad innalzarsi socialmente e conquistare l'amore di un avvocato.
Squibs riporta un successo vastissimo in patria e verrà esportato in tutt'Europa, generando presto tutta una serie di altre avventure di questa esuberante eroina di umile estrazione, ma di grande umanità. In Squibs Wins the Calcutta Sweep (1922), Betty vince 60.000 sterline alla lotteria e li spenderà in buona parte per salvare la svampita sorellina dalle grinfie di un mascalzone, rimanendo la saggia donnetta che era prima di diventare ricca con la vincita. Squibs MP (1923) la vede deputata al Parlamento, in Squibs's Honeymoon (1923) si sposa e a Parigi in viaggio di nozze se la vedrà bellamente con degli apaches; in The Wee Mc Gregor's Sweetheart (1922) riuscirà a sposare il giovane scozzese di cui è innamorata, malgrado una zia con la puzza sotto il naso verso una commoner come lei, tenti di impedire le nozze.
In questi personaggi così caratterizzati, Betty riusciva a rendere alla perfezione l'humour, l'understatement, la vernacola genuinità della popolana londinese. E invece, dopo i film della simpatica Squibs, chiamata dalla Gaumont, se ne andò in Francia ad interpretare dei ruoli sofisticati in Montecarlo (1925), La Petite bonne da Palace (1926) e Croquette (1927), tutti diretti da Louis Mercanton. Pearson la diresse ancora in Blinkeyes (1926), dove è una giovane cockney che si mette all'asta per trovare i soldi per un'opera buona. Ma era una pallida imitazione dei suoi primi film. D'altro canto il pubblico, nella sua volubilità, si rivolgeva ora ad altri generi. Betty tentò una rimonta: nei film della fine degli anni Venti si presentò nei panni di una vamp. Fondò anche, agli inizi del sonoro, una Betty Balfour Production e nel 1935 si ripropose in un remake di Squibs, tentando di rinverdire l'antico successo. Non fu così, e Betty se ne tornò al teatro, in parti più consone all'età e ai gusti del tempo.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.